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Beppino Englaro: “La mia Eluana ha cambiato l’Italia”


Beppino Englaro ha una rete di piccole rughe intorno agli occhi ma lo sguardo senza nubi e la stretta di mano salda delle persone con la coscienza a posto. Sette anni dopo la morte di sua figlia Eluana, un quarto di secolo dopo l’inizio di una vicenda che ha cambiato l’Italia «come il giorno e la notte», la parola fine non è ancora stata scritta.

Ad aprile scorso il Tar ha finalmente quantificato in 142mila euro il risarcimento che gli è dovuto come padre e tutore della ragazza di Lecco rimasta in stato vegetativo per 17 anni. Somme dovute poiché la regione Lombardia guidata da Roberto Formigoni nel 2009 aveva vietato alle sue strutture sanitarie di accogliere la paziente per dar seguito al protocollo di interruzione delle cure contravvenendo a una sentenza della Corte di Cassazione.

Ma il suo successore al Pirellone, Roberto Maroni, ha deciso di impugnare la decisione, e dovrà esprimersi il Consiglio di Stato.

Cosa prevedeva la Cassazione nell’ormai famosa sentenza che ha dato inizio a un clamoroso caso politico e mediatico che ha spaccato l’Italia?

«Ha stabilito, nel 2007, i principi del diritto all’auto determinazione, che non può avere limiti, cassando tutto ciò che era stato detto prima e rimandando alla Corte d’Appello che doveva verificare solo due presupposti: la condizione fisica dell’Eluana e il suo libero convincimento. La Corte ha poi emanato il decreto del 9 luglio 2008 e da quel momento la politica si è scatenata perché avevo la possibilità di riprendere il procedimento di sospensione delle cure»...

ALBI asbl

 

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