Senza Patti lateranensi l’Italia sarebbe un Paese civile
- left.it
- 11 févr. 2019
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La xenofobia della Lega e di Forza Italia (con Berlusconi che parla impunemente di «mezzo milione di africani in giro a delinquere»). Formazioni minori più o meno dichiaratamente fasciste come Forza nuova e CasaPound che si guadagnano i riflettori mediatici e propagandano liberamente le loro idee xenofobe e razziste.
E poi ancora, il candidato governatore leghista alla Lombardia che parla di razza italiana in pericolo. Insieme alla scarsa indignazione dell’opinione pubblica, sono i segnali più recenti della scarsa memoria – o conoscenza – che la politica italiana ha di quello che fu il Ventennio in termini di lesione dei diritti più elementari.
Ne parliamo con l’avvocato Carla Corsetti, segretaria nazionale di Democrazia atea e membro del coordinamento nazionale di Potere al Popolo.
Come siamo arrivati a questo punto?
Penso che siano tutti sintomi di un deficit culturale che non riguarda solo la politica. Viviamo in un Paese che ha dimenticato la sua storia e che nega il presente. Un presente che è nella società multiculturale che vediamo quotidianamente nelle scuole, negli asili, al supermercato.
Ovunque. Per questo dico che il razzismo, manifesto o strisciante che sia, è un problema che va oltre la politica e riguarda la cultura. Una cultura che è conoscenza della storia e che comporta il rispetto della dignità umana. Certo, la politica in questo momento ha delle responsabilità enormi.
Non sapendo dare risposte concrete, cavalcando l’onda xenofoba, e favorita dal vuoto di ideali e di ideologie, non solo a destra, ha scatenato una guerra tra poveri. Una misera politica che per mero calcolo elettorale parla al ventre molle del Paese e indica come colpevoli della crisi i migranti...
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